La ricerca di Filippo Centenari affonda le sue radici nel campo della multimedialità, dove la pittura, il video, la meccanica e l’elettronica coesistono e si intrecciano in progetti di diversa natura, creando un’interazione che sconvolge le regole canoniche del singolo mezzo.
Così si legge nella biografia di Filippo Centenari, artista visivo attivo da oltre 15 anni sulla scena nazionale e internazionale. Le sue opere sono state esposte su più continenti, dagli uffici della Farnesina, alla Russia, fino all’Argentina e alla Cina, dove in più di un’occasione ha preso parte a esposizioni dedicate alle visioni d’artista contemporanee.
La peculiarità della sua arte, parafrasando le sue stesse parole, è quella di creare una sorta di metalinguaggio – visivo in questo caso – che vada oltre l’ordinario e che costringa lo spettatore a interagire con il media che si trova davanti. Dalla fotografia, alla stampa digitale, l’intero processo creativo, un po’ come gli alchimisti secoli addietro, è composto di due fasi: scomporre e poi ricostruire. C’è chi ha definito la sua arte come frammentaria, ma nel senso letterale del termine. Tra collage, video e installazioni, si parte da un frammento e poi si costruisce l’immagine, in una continua ricerca di nuove storie da raccontare e nuove armonie in cui immergere lo spettatore.
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Rivoluzionare la tecnica conosciuta per creare qualcosa di nuovo
In un mondo dove andare controcorrente sembra la norma, Centenari riesce a riscrivere il concetto stesso di tecnica.
Punto di partenza: parliamo in ogni caso di tecnica contemporanea, legata ai media e ai materiali dell’era presente. Quello che fa la differenza, appunto, è la capacità di rivoluzionare le tecniche attualmente comuni e conosciute per creare qualcosa di nuovo e insolito, qualcosa che sia composto di vari generi senza appartenere a nessuno nello specifico. È così che internet incontra la programmazione digitale, i giochi di luce si fondono con installazioni, video e immagini.
Ogni frammento inserito nelle sue opere è sottoposto a una continua manipolazione. Ogni storia raccontata è, come accade appunto nelle storie, in continuo divenire. I temi sono variegati, si va dalla storia dell’arte, alla pubblicità urbana, fino all’elettricità pura e semplice. La direzione è certa: il futuro. Sul giudizio di questo futuro, tuttavia, non sembra disteso un velo di roseo ottimismo: la direzione è meccanica, schematica, non certo un’epoca d’oro da vivere, secondo la visione dell’artista.
Eppure in questa atmosfera di continua evoluzione accade qualcosa di inaspettato. Nonostante le contaminazioni, nonostante le mutevoli sensazioni che sembrano scomporsi e ricomporsi di continuo, quello che salta all’occhio è una nuova e interessante armonia. Perché, e l’autore stesso lo sottolinea, è proprio all’armonia che tende la sua ricerca di forme e tecniche sempre nuove.
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