Roma nel sangue: è questa la caratteristica che subito salta all’occhio quando si incontra Mauro Iori. È qui che è nato e cresciuto, qui si è fatto notare per il suo talento, qui insegna alle nuove generazioni di artisti a mettere a frutto il proprio potenziale.
Questo retaggio capitolino è visibile nelle sue opere, dove le connotazioni urbane sono un filo invisibile che permea ognuna dei suoi capolavori e riesce a farsi strada nell’esplosione di colori e nell’apparente caos di immagini, frammenti e tecniche. C’è chi per questo lo ha paragonato a Bernini e Schifano, che della città hanno disegnato e raccontato l’anima, e chi invece lo associa a De Chirico e Aldo Rossi per le atmosfere urbane ma iperreali. I suoi sono paesaggi dove gli aerei volano tra i capannoni industriali e dove auto di lusso sfrecciano a tutta velocità su campi fioriti. Un susseguirsi di colori, prospettive e punti di vista sfaccettati e multiformi che destrutturano la città per ricomporla in forme sempre nuove. Non a caso egli è stato uno dei primi italiani a mostrarsi pienamente competente nella sperimentazione con l’arte digitale.
Leggi anche: SCOMPORRE E RICOMPORRE IN CERCA DELL’ARMONIA: L’ARTE DI FILIPPO CENTENARI
L’opera in divenire tra colore, composizione e armonia
Da circa cinquant’anni le sue opere sono un tripudio di stratificazioni, colori, immagini che si sovrappongono di continuo, in una costante ricerca dell’armonia che non viene mai interrotta se non dall’arrivo di una scadenza. Chi lo ha visto all’opera afferma che le sue creazioni sono un continuo rimescolare le carte interrotto soltanto quando il tempo a disposizione è esaurito e non quando l’opera è percepita come completa. Se il tempo non finisse, l’opera sarebbe un continuo divenire, eppure sempre e comunque armonica, intensa e persino erotica nelle sue gradazioni di colore.
Come ogni insegnante di successo, ciò che lega Iori alla sua materia è una sconfinata passione, come se la creazione artistica fosse il suo ossigeno e l’unico modo per raccontare davvero il suo vissuto, ma anche per trasmettere il suo sapere.
Il procedimento che utilizza per comporre i suoi lavori è certosino e totalizzante. Si parte da una serie di fotografie scattate dall’artista per creare una sorta di universo spaziale in cui muoversi. Poi vengono realizzate mappature e disegni su carta, un riordino delle idee che si affollano nella sua immaginazione. È a questo punto che si procede con il lavoro di composizione: collage, disegno, pittura. L’intuizione di Mauro si alterna alla sovrapposizione degli strati, in una sorta di lotta tra l’artista e il quadro da cui uno solo uscirà vincitore, sempre allo scadere del tempo.
Parlare di lotta non è esagerato. Basta vederlo all’opera per rendersi conto che il processo creativo di Iori è estremamente sofferto e che egli si dona alla realizzazione artistica in maniera totale, senza trattenersi e senza paura di venire prosciugato dall’arte, che come amante spesso esige ogni respiro della persona che le si concede.
Eppure, da questo processo così emotivamente doloroso, viene fuori un risultato che è armonico, vitale e colmo d’amore per l’umanità e i suoi valori. Un messaggio di vita, libertà e tolleranza il cui monito è uno soltanto: la bellezza è l’unico antidoto al male necessario.
Leggi anche: BUGZ: L’ARTE DEL DIVENIRE NELLA SERIE “CRISALIDE”