Si scrive EPVS, si legge EPUS alla romana maniera. Un logo, più che un acronimo, che sta per Elena Panarella Vimercati Sanseverino, una delle artiste più poliedriche della nostra squadra di talenti.
Artista romana da sempre indipendente, non si è mai tirata indietro quando si è trattato di sperimentare. Nel corso della sua carriera, infatti, si è destreggiata tra varie forme d’arte, dalla fotografia all’installazione, incanalando la sua visione in modi sempre diversi. Ha esposto su tutto il territorio nazionale e in svariati paesi europei, realizzando, particolarmente in ambito installazioni, mostre che sono delle vere e proprie esperienze immersive ed emozionali.
Tra gli elementi predominanti nelle sue opere, luci e colori giocano un ruolo chiave, spesso amplificati o distorti dai materiali utilizzati, che vanno da palloncini a nastri di tessuto fino ai classici materiali da stampa e pittura. Ogni viaggio attraverso le installazioni di EPVS è un tuffo nella tana del bianconiglio: le atmosfere sono oniriche e surreali, richiamano alla mente il gioco, la creatività e il movimento, ma soprattutto evocano l’idea di una grande sensualità.
Dopo anni di carriera nel mondo dell’arte visiva, pittura in particolare, e della moda, EPVS trova la sua strada di artista matura proprio nella sperimentazione, nella consapevolezza che la realtà può essere sempre diversa da ciò che sembra.
Ecco, quindi, che i palloncini e i cuscini galleggiano sospesi come in un eterno stato di sogno, si fanno veicolo di meraviglia che, pur essendo eco di un passato fanciullesco, è assolutamente piena e consapevole.
Il desiderio che guida le mani dell’artista mentre crea la sua opera è sempre diverso, si esprime attraverso le sperimentazioni di nuovi insoliti materiali. Oppure, quando la tecnica è una classica fotografia, ad essere insoliti sono i soggetti, come nella serie dedicata a Barbie.
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Il tema della materialità nella serie Barbie
Nel suo percorso da fotografa, EPVS immette la stessa consapevolezza di quando realizza installazioni: nulla è affidato al caso e, se ogni cosa non è necessariamente ciò che sembra, allora anche un’icona di bellezza come la famosa bambola della Mattel può diventare veicolo di significati più profondi di quanto non siano all’apparenza.
La serie Barbie si presenta come un qualcosa di totalmente diverso dai lavori precedenti dell’artista.
Le Barbie, qui riprodotte a dimensione naturale, rappresentano – critiche sociali incluse e cercate – quella che dovrebbe essere una donna dalle proporzioni perfette con il guardaroba perfetto, la casa perfetta e il fidanzato perfetto. Barbie ha provato tutti i mestieri del mondo, è sopravvissuta a epoche e generazioni mantenendo sempre il sorriso e una capigliatura impeccabile. Barbie è il sogno della bambina che vuole essere un’eroina mantenendo la sua femminilità. Una vera e propria material girl. Ed è qui che la visione dell’artista diventa provocatoria.
Se Barbie incarna un’ideale poco realistico, forse addirittura antiquato, di una donna meravigliosamente bella e meravigliosamente in carriera, tanto vale portare queste caratteristiche all’estremo. Le Barbie di EPVS, che posano nude in ogni scatto, sembrano quasi ammiccare alla fotocamera. Non sono eroine, sono volutamente provocatorie e – per l’appunto – materiali. Un po’ come un’antieroina, Barbie abbraccia la sua patina di bellezza e perfezione senza più ingannare, come un’attrice all’apice del successo che non ha paura di utilizzare la sensualità per ottenere ciò che desidera. La libertà, del resto, è fatta anche di questo.
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