“Serena nella verità” è uno dei tanti pseudonimi di Lucilla Loddi, in arte Bugz. Classe 1969, Bugz espone da circa un ventennio in contesti live ed elettronici di tutta Europa e sperimenta con l’arte digitale trasformando immagini che hanno come soggetto proprio se stessa. Eppure, dietro una personalità artistica così dinamica, è possibile scorgere una serenità di fondo, una sorta di accettazione che può arrivare soltanto dalla piena consapevolezza del sé.
Nata a Roma ma, si potrebbe dire, rinata nell’arte, prima che come artista Bugz si presenta come un individuo che, parafrasando una sua dichiarazione, vive per “essere e diventare ciò che è”.
Non è un caso che la sua serie più nota abbia come tema quello della Crisalide: fase della vita di un insetto – bug, appunto – durante la quale avviene la metamorfosi. Si tratta di un passaggio estremamente delicato, il momento in cui la vita dell’essere che si sta trasformando è al massimo della vulnerabilità, eppure il più fondamentale e necessario perché esso raggiunga la piena maturazione. È proprio in questo senso che l’essere, o in questo caso l’artista, trova la sua essenza proprio nell’atto del divenire. Anche la poliedricità dei mezzi che utilizza e i contesti in cui espone trasmettono l’idea di un’artista in continua crescita, non stupisce il fatto che Bugz ami spaziare tra fotografia, fotomanipolazione e arte digitale.
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Le Crisalidi: l’autore diventa opera per lasciare un segno più autentico
Essere il soggetto delle proprie opere richiede coraggio. È facile essere additati come troppo egocentrici, fraintesi e – cosa ancora peggiore – ogni critica colpisce più a fondo. Perché diventare l’attore della propria opera vuol dire mostrarsi vulnerabili, come la crisalide durante la sua trasformazione, appunto. Ma anche come l’attore sul palco che non può non infondere se stesso in ciò che declama, e ancor più come il performer, che diventa egli stesso opera.
In questo senso le crisalidi sono forse il segno più autentico che l’autrice potesse lasciare allo spettatore. Un segno vivo, personale, intenso per quanto immobile. Se l’attore, infatti, trasmette il suo messaggio attraverso lo svolgersi della performance, nel suo divenire potremmo dire, l’opera di Bugz, come artista visiva è immobile.
Il momento catturato dalla fotocamera e poi lavorato pazientemente dall’autrice è quello che sintetizza il percorso di metamorfosi nella sua interezza. Bisogna saper cogliere quel momento e questo richiede abilità. Ancor più quando ci si ritrova dentro l’opera, non avendone una visione dall’esterno. Ci si affida ai propri sensi, e forse questa è la garanzia più affidabile di autenticità da parte di un artista.
Tre parole, quindi, per sintetizzare l’arte di questa donna: emozione, essere, divenire. Crisalide.
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