Nascere a Roma per un artista è una fortuna. Così Massimo Lupoli, gallerista e pittore romano, ha potuto respirare arte sin da giovane e restarne talmente permeato da non poterne più fare a meno. Negli anni ha collaborato con affermate realtà della scena artistica romana come la Scuola di San Lorenzo, frequentando artisti di punta e promuovendo gli emergenti. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo, dall’Italia a Parigi, Lisbona e Atene, fino Miami e Lima. Questa frenesia per la vita la si ritrova espressa in pieno nei suoi lavori, siano essi cornici o produzioni in tecnica mista.
Nascere a Roma è una fortuna, dicevamo. Girare il mondo e poi tornarvi è una scelta. Decidere di stabilirsi a Roma ha permesso a Lupoli di trarre il meglio dalla sua formazione e condividerlo, mettendo su un’impressionante produzione che spazia senza problemi tra stili e tematiche diverse, una fusione che sembra decisa a ribaltare la percezione dell’arte come spesso ci viene imposta.
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Tematiche di punta sono i ritratti di personaggi famosi o di supereroi, una continua contaminazione culturale che da una parte racconta la crisi dei valori della società contemporanea e dall’altra non può fare a meno di trasmettere un senso di ottimismo e miglioramento continuo. È evidente nella scelta dei colori e delle forme e negli accostamenti coraggiosi ma mai casuali.
Immagine non vuol dire apparenza, questo Lupoli lo sa bene e lo trasmette attraverso le sue opere. I simboli del quotidiano, che a una mente superficiale potrebbero apparire inflazionati, vengono rielaborati e riproposti come modo di andare oltre le concezioni classiche di banalità. Ciò che sembra non è necessariamente ciò che è, questo è il messaggio principale.
La serie “Brushes”, quando è il pennello a dare spessore all’immagine
I soggetti della serie Brushes sono prevalentemente personaggi famosi e icone del passato rielaborati in maniera originale, con sovrapposizioni di colori e motivi il cui elemento fondamentale è un pennello stilizzato e ripetuto ciclicamente.
La caratteristica che rende l’arte di Massimo Lupoli unica nel suo genere è la capacità di lavorare le immagini di partenza fino a renderle più reali, tangibili nel senso letterale del termine. Grazie al gioco di sovrapposizioni, l’immagine originaria viene rielaborata su più livelli fino a diventare così sfaccettata che sembra voler uscire dalla parete come se fosse tridimensionale. Ecco, come anticipato, che l’immagine diventa sostanza.
Non è un caso che i soggetti scelti siano spesso personaggi del passato: in questo modo essi tornano ad essere reali. È come se fossero ancora vivi e non avessero mai abbandonato la strada del mondo, o come se fosse arrivato il momento per l’artista di condividere col mondo stesso il suo incontro con loro.
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Eppure, in un movimento di colori e spessori che sembra quasi frenetico, l’opera in sé resta sempre composta e studiata. I motivi a forma di pennello – brushes, appunto – che l’artista sovrappone ai ritratti originari, pur donando dinamicità, seguono sempre un percorso strutturato e perfettamente ordinato. Il pennello diventa uno strumento al contrario: crea delle spaccature che tolgono colore invece di stenderlo e disporlo sulla tela, illuminandone i soggetti e trasmettendo al mondo la personale visione dell’artista.
Un’arte che illumina, è questa la chiave dell’ottimismo di fondo che permea tutto il lavoro di Massimo Lupoli, artista originale e innovativo che non si è mai chiuso in uno sterile egocentrismo, ma ha scelto di aprirsi alla condivisione alla promozione di altre visioni e menti, forse contribuendo in questo modo ad arricchire la propria.
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